Il futuro della lingua Romanì
Di Hristo Kyuchukov, traduzione di Elena De Piccoli.
La lingua Romanì (detta anche Romanès) appartiene alla famiglia delle lingue indoariane. E’ strettamente imparentata con la Hindi e ha le sue radici nel sanscrito. Tuttavia, il Romanès condivide delle caratteristiche anche con le lingue europee, poiché alcune di esse hanno influenzato quella Romanì (come il greco, il rumeno, il turco e alcune lingue slave). Questo rende il Romanès una lingua unica nel suo genere, non solo perché è l’unica lingua indiana parlata fuori dall’India, ma anche perché è una lingua indo-europeea imparentata con altre lingue europee.
Il Romanès si è sviluppato al di fuori dell’India durante il periodo della migrazione delle popolazioni Romanès dall’India verso l’Europa, circa 1000 anni fa. Nel loro cammino verso l’Europa, i Rom entrarono in contatto con diversi linguaggi, i quali hanno influenzato il lessico e la grammatica del Romanì. Tuttavia, la base della lingua rimangono indiane (per quanto riguarda grammatica e vocabolario). Le radici indiane del Romanès furono scoperte 350 anni fa, quando alcuni ricercatori tedeschi, olandesi, ungheresi e britannici trovarono enormi somiglianze con il sanscrito. Ad oggi non ci sono dubbi riguardanti le radici indiane della lingua Romanì.
Grammatica Romanès in ungherese, 1888
Durante gli scorsi 200 o 250 anni, l’interesse accademico attorno al Romanès è cresciuto costantemente e ha visto svariati autori europeo condurre ricerche sulla grammatica e fare collezioni lessicali. A ciò seguì la pubblicazione, in Europa, di un certo numero di grammatiche e dizionari. Anche gli stessi Rom erano interessati alla loro lingua e avevano iniziato a condurre le loro ricerche. Grazie alle loro pubblicazioni, siamo a conoscenza di come un certo dialetto venisse parlato tra i 100 e i 150 anni fa. Nell’impero austro-ungarico, veniva data ai Rom l’opportunità di imparare la loro liungua a scuola. L’imperatore Francesco Giuseppe I permise ai Rom di istituire le loro scuole dove veniva insegnato il Romanès. Nel 1850, il Rom ungherese Ferdinand Farkas fondò una scuola romanì, in cui un altro Rom, Jancsi Balogi, insegnava teologia cattolica in Romanès, e aveva tradotto e pubblicato delle preghiere in lingua Romanì (1860-1870). Un altro Rom, Jozsef Foherczeg, pubblicò un manuale in Romanès (1867) e nel 1888 pubblicò anche una grammatica e un dizionario del dialetto Romanès Lovara, parlato nell’impero austro-ungarico.
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, il governo russo garantì ai Rom il permesso di sviluppare i propri manuali per insegnare il Romanès, grammatiche, dizionari e di istituire scuole dove la lingua Romanì potessere venire insegnata. Nel 1931, fu fondato il primo teatro Rom, “Romen”, che presentava opere sia in Romanès che in russo. Le centinaia di pubblicazioni tra il 1920 e il 1930 documentano i dialetti Kalderash e russo del nord, parlati nel territorio russo in quei giorni.
Durante l’epoca comunista, furono proibite nell’Europa orientale ricerche e pubblicazioni in lingua Romanì. Tutta via, nell’ex Jugoslavia, ai Rom era permesso di utilizzare la loro lingua nei mezzi d’informazione e nelle scuole. Nei paesi dell’Europa occidentale, la maggior parte delle ricerche sul Romanì che coinvolgevano anche persone Rom venivano svolte in Svezia. Una delle migliori grammatiche di dialetto Kalderash fu pubblicata proprio in Svezia, nel 1963.
Grammatica Romanès del 1963.
In seguito agli sconvolgimenti democratici in Europa, l’interesse riguardo la lingua Romanì e la sua standardizzazione crebbe molto. Marcel Courthiade presentò un alfabeto di Romanès standardizzato al quarto Congresso dell’Unione Internazionale Romanì nel 1990 in Polonia, ma tale alfabeto non fu adottato dalle comunità Romanès a causa dei dibattiti su come si dovessero prounciare alcune lettere in base alla loro posizione nella parola. L’alfabeto di Courthiade è usato solo in Francia, Romania e Kosovo. I Rom di altri paesi come Bulgaria, Serbia, Repubblica Ceca e Slovacchia svilupparono i loro propri alfabeti standard. Gli studiosi in Svezia continuano a progredire nella standardizzazione del Romanès; molti testi scolastici, libri per bambini, grammatiche e dizionari continuano ad essere pubblicati nei diversi dialetti.
Foto di Adam Bartosz. Licenza: CC-BY-NC-ND 4.0 International.
Secondo il Manchester Working Group of Language Contact, “la lingua standard è una varietà che viene considerata maggiormente corretta o appropriata. Infatti, la maggior parte delle lingue standardizzate cominciano la loro storia semplicemente come dialetti, come tutte le altre varietà di una lingua: confinate a una particolare regione o a una particolare popolazione. La selezione di una particolare varietà come standard è un processo sociale e politico. Durante questo processo, alcune caratteristiche linguistiche sono riconosciute e altre rifiutate. La lingua standard può essere basata su quella parlata nella capitale di un paese, o nel parlato di una particolare regione. Un passo importante verso la standardizzazione è quello che chiamiamo “codificazione” – progettando un sistema di scrittura e delle convenzioni per lingue che fino a quel momento non erano scritte. Alcune lingue sono tuttora sottoposte a tentativi di codificazione, che vengono resi complicati da una situazione di plurilinguismo.”
Perché il Romanès dovrebbe essere standardizzato? Per le seguenti ragioni:
- La standardizzazione di una lingua garantisce ai suoi parlanti uno status diverso, perché la forma standard è usata dalle istituzioni e dai media.
- La forma standard è insegnata nelle scuole.
- La standardizzazione preserva la lingua dalla sua scomparsa.
Il Romanès è compreso nell’ UNESCO’s Red Book of Endangered Languages. Ci sono tra i 12 e I 14 milioni di Rom in tutto il mondo, solo circa quattro milioni parlano la lingua Romanì oggi. Nel corso degli anni, ci sono stati diversi tentativi di standardizzare il Romanès. Nei passati 50 o 60 anni, erano per lo più i linguisti ad essere coinvolti nel processo di standardizzazione, ma solo negli ultimi 20 anni anche degli attivisti Rom, principalmente parlanti di un particolare dialetto, hanno iniziato a prendere parte anche loro a questo processo. La discussione tra gli attivisti Rom si concentra sullo stabilire quale sia il dialetto migliore o maggiormente corretto senza comprendere che non vi sono dialetti “giusti” o “sbagliati”. Molto spesso la standardizzazione della lingua Romanì in molti paesi è lasciata nelle mani di attivisti Rom che, in realtà, non hanno alle loro spalle nessuna formazione di tipo linguistico. Questa è una delle ragioni principali del mancato avanzamento del processo fino ad ora.
Il Romanès è standardizzato fino ad un certo livello, sul piano del parlato. Incontri internazionali e conferenze a Strasburgo e Bruxelles, che riuniscono Rom che parlano dialetti di diversi paesi, hanno creato una piattaforma per sviluppare un Romanès comune per poter comunicare.
Oggi ci sono due tendenze in Europa; una è quella di sviluppare standard regionali di lingua Romanì, per esempio un Romanès standard per i Balcani, un altro per l’Europa centrale e via dicendo. La seconda tendenza è quella di sviluppare una lingua standard per ogni singolo paese, per esempio Romania, Serbia o Slovacchia. Il processo di standardizzazione in questi paesi è stato guidato da professori che sono linguisti e con il supporto degli attivisti Rom, ed è questo che ha portato al successo di questo processo.
La situazione in Svezia è leggermente differente. I membri delle comunità Romanès giocano un ruolo predominante nel definire i vari dialetti, ma spesso tale processo non è accompagnato da esperti di linguistica che abbiano esperienze di dialettologia e standardizzazione del Romanès.
Ambasciata Svedese con la bandiera Rom
Durante un seminario a Malmö nell’ottobre del 2017, un giovane Rom ha espresso l’ambizione di creare una lingua “Arlija standard”, che va contro i principi della standardizzazione della lingua. Questo può portare a “chiamate alle armi” per creare poi un Kalderash standard, un Lovara standard e così via, che rischierebbe di non portare nulla alla causa. Naturalmente, tutti questi dialetti sono parte integrante del Romanès stesso. Diversei linguisti esperti di lingua Romanì difendono i principi legati alla “Teoria della lingua standard”, che constata che le lingue standardizzate sono caratterizzate da stabilità flessibile, intellettualizzazione e proprietà culturale.
La stabilità flessibile è un tratto auspicabile in una lingua standard, essendo stabile nel senso di non essere soggetta a troppi cambiamenti nella sua codificazione normativa, così come essere flessibile nel senso di avere un codice sufficientemente elastico da permettere innovazioni alla luce del carattarere di continua evoluzione della società. Questa proprietà, perciò, copre il concetto generalmente conosciuto come codificazione. Troppo margine di manovra nella codificazione (così come troppe varianti ortografiche) può essere controproducente.
Alfabeto Romanès Arli
Il concetto di intellettualizzazione si riferisce ai problemi di creare un linguaggio capace di fornire possibili constatazioni precise, rigorose e, se necessario, astratte.
E la proprietà culturale si riferisce al radicamento della lingua. Radicamento o storicità sono importanti, perché lo sviluppo di una lingua standard può chiedere legittimazione solo se è basata sulla tradizione culturale parlata della città.
La discussione e i dibattiti sulla standardizzazione/codificazione del Romanès continua a livello europeo, e svariati attivisti ed esperti hanno idee diverse riguardo a come esso debba essere preservato dalle generazioni future, quale alfabeto usare, quale dialetto dovrebbe essere insegnato a scuola e via dicendo.
La Giornata Mondiale della Lingua Romanì è importante per il futuro dei Rom. Questo è perché il Romanès è il veicolo attraverso il quale i Rom mostrano la loro ricchezza culturale e la loro identità. In aggiunta a ciò, celebrando ogni anno la Giornata Mondiale della Lingua Romanì, i Rom in tutto il mondo hanno la possibilità di celebrare la bellezza delle diverse varietà di Romanès, di organizzare seminari, laboratori e conferenze dedicate al Romanès, e dare vita a diverse attività che aiuterebbero certamente i Rom a mantenere viva la loro lingua per i secoli a venire.
(Questo testo è stato modificato e aggiornato da un testo scritto nel 2017 per la Giornata Mondiale della Lingua Romanì.)
Hristo Kyuchukov è professore all’Università di Silesia a Katowice, Polonia, dove è direttore del Roma Research Centre. Ha un dottorato in psicolinguistica, conseguito all’Università di Amsterdam e un dottorato e abilitazione attribuitogli dal Bulgarian High Attestation Committee.
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